La Gen Z e la paura di invecchiare

I giovani hanno paura di invecchiare, qualcuno persino di morire, altri semplicemente di non raggiungere i 30 anni o di farlo da ammalati. Lo dimostrano le ricerche e le tendenze sui social media, in particolare TikTok, dove 30phobia e fear of turning 30 raccolgono migliaia di video e testimonianze. La maggior parte arriva da ragazze […] The post La Gen Z e la paura di invecchiare appeared first on Donnamoderna.

Settembre 16, 2024 - 13:51
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La Gen Z e la paura di invecchiare
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Sui social e in particolare TikTok impazzano i video sulla 30phobia, la paura dei 30 anni. Per gli esperti il fenomeno riguarda soprattutto le ragazze della Gen Z. Ecco perché

I giovani hanno paura di invecchiare, qualcuno persino di morire, altri semplicemente di non raggiungere i 30 anni o di farlo da ammalati. Lo dimostrano le ricerche e le tendenze sui social media, in particolare TikTok, dove 30phobia e fear of turning 30 raccolgono migliaia di video e testimonianze. La maggior parte arriva da ragazze Gen Z che temono di perdere il loro fascino e vivono le rughe (future) come incubo. Ma si tratta di una paura che inizia a riguardare anche bambini e bambine, come dimostra la figlia di Kim Kardashian con la addiction ai prodotti di bellezza e anti-age a soli 10 anni.

TikTok e la paura dei 30 anni

Se è vero che quanto accade sui social riflette certe tendenze della società, allora la Gen Z, quella dei nati tra il 1998 e il 2012, ha un problema con l’età. Basta scorrere i numerosi video che si trovano su TikTok con l’hashtag fear-of-turning-30 per averne conferma: giovani, soprattutto ragazze, che parlano della loro paura di invecchiare. «Non stupisce del tutto, perché i 30 anni da sempre rappresentano un’età di svolta. Un tempo era quella entro cui sposarsi e metter su famiglia. Oggi non è più così, ma sulle donne rimane una certa pressione sociale. Da un punto di vista psicologico e fisico si è giovani, ma anche ormai adulti», commenta Adelia Luccattini, psichiatra e psicoanalista della Società Psicoanalitica Italiana, esperta di adolescenti e giovani.

Gen Z: quando si inizia a invecchiare?

Ciò che i giovani sembrano temere è soprattutto l’idea che dai 30 anni inizi l’invecchiamento: «In realtà inizia anche prima e questo i medici lo sanno bene: dalla pubertà si smette di crescere e comincia la sostituzione cellulare. Il corpo cambia e può essere utile pensare a una ‘buona manutenzione’, sia della mente che del corpo. Ma questo non significa essere ossessionati dalle rughe – sottolinea Luccattini – L’aberrazione non è il desiderio di prendersi cura di sé, magari anche con protezioni solari o creme idratanti, quanto ricorrere a prodotti anti-age fin da giovanissimi».

La Gen Z e la corsa agli anti-age

Un caso esemplare, per quanto arrivi dal mondo dei vip, è quello della figlia di Kim Kardashian, Penelope, che a soli 10 anni non può fare a meno di prodotti di skin-care, in particolare di creme anti rughe. Di recente The Guardian ha interpellato diversi medici per commentare il fenomeno. La dermatologa Anjali Mahto, per esempio, ha spiegato che «è preoccupante che i giovani usino ingredienti come la vitamina C, la vitamina A (retinoidi) e acidi esfolianti come gli AHA e i BHA. Non sono necessari sulla pelle giovane e l’aspetto psicologico di iniziare una pratica anti-invecchiamento così presto è dannoso. Purtroppo sempre più adolescenti sono ossessionati dall’invecchiamento. È preoccupante e senza dubbio è stato alimentato dai social media». Ma l’allarme arriva anche dagli psicologi.

La pressione della società, specie sulle ragazze Gen Z

Per Phillippa Diedrichs, professoressa di Psicologia all’University of the West of England c’è un problema di identità femminile, fortemente condizionata dal concetto di apparenza e dagli standard di bellezza imposti dalla società: «Storicamente c’è una pressione sulle donne che le porta a manipolare e modificare il loro corpo. Il risultato è che assistiamo a una auto-oggettificazione del proprio corpo tra le donne, che sta aumentando tra le giovani». «Nelle donne il terrore principale è di ingrassare e sfiorire, da qui la ricerca di prodotti anti-age o interventi estetici. Il problema è che ci sente giovani dentro e spesso ci si confronta con chi ha 5 anni in meno, invece che 5 anni in più. Manca il confronto generazionale che forse prima era maggiore».

Il confronto con madri e nonne

Come spiega ancora Luccattini, in passato c’era un maggior confronto diretto con madri e nonne: le si vedeva invecchiare di più e forse c’era anche una minor sensibilità alla cura di sé nel corso degli anni. Oggi si vive con un maggior bisogno di mantenere viva la sessualità e la seduttività: è un fenomeno relativamente nuovo, legato al femminismo, che ha scardinato l’idea della donna che sta chiusa in casa, che dopo la nascita dei figli ingrassa, non si prende cura di sé. Oggi le madri sono anche donne in grado di mantenere una propria seduttività, sono compagne e mogli. Quindi per le giovani non sono modelli di donne ‘anziane’, come un tempo, e il confronto può pesare. I giovani hanno paura di invecchiare, mentre gli adulti pensano a invecchiare bene, in salute e possibilmente in forma».

Le Gen X e i baby boomers accettano il passare del tempo

La conferma viene dal fatto che se i giovani sono così preoccupati del passare del tempo, questo non sembra essere un problema per la Gen X (i nati tra il 1965 e il 1980) né per i baby boomers, ossia coloro che forse avrebbero qualche motivo in più per pensare con più apprensione agli anni che scorrono. «Dopo i 40 e i 50 anni non c’è più la gerontofobia, la paura di invecchiare, perché si ha molta più consuetudine con tutto ciò che si deve fare per invecchiare bene: il ricorso a creme, una giusta attività fisica, spesso il ricorso all’estetista o la cura dei capelli, che entrano nella routine. Inoltre le donne mature sono meno soggette alle mode», commenta la psicanalista.

Capelli grigi: sì o no?

Ciò che è duro a morire è lo stereotipo dei capelli bianchi, indice di invecchiamento, specie per le donne: «È un tratto culturale tipico del Mediterraneo, che riguarda l’Italia, la Spagna, il Portogallo, ma anche il nord Africa, dove sempre si ricorre all’henné. Il fatto che una donna abbia i capelli bianchi è vista come una sciatteria. Ciò non accade nei paesi del nord Europa, dove i capelli biondi sono più diffusi e permettono una transizione meno evidente al bianco – osserva Luccattini – Negli Usa vale un po’ lo stesso discorso, complice anche l’industria cinematografica che punta tanto sul modello femminile biondo e dove si sta accettando sempre più, a livello sociale e di immagine, il grigio o il bianco».

Rimane la differenza tra uomini-donne

Rimangono, però, ancora molte differenze tra uomini e donne. Non sono passati inosservati, ad esempio, George Clooney e Brad Pitt sul red carpet di Venezia, che hanno incantato a dispetto della loro età e del loro essere “sale e pepe”. «Un uomo con i capelli grigi o bianchi è molto più accettabile di una donna, lo sappiamo, e nonostante qualche cambiamento rimangono delle differenze. D’altro canto nel colore dei capelli femminili c’è ancora grande simbologia seduttiva», conclude l’esperta.

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